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La visione coreografica di Enrica Crivellaro, esperienze e idee innovative con il gruppo Spiritual

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Questa settimana abbiamo il piacere di intervistare Enrica Crivellaro, che è stata per molti anni artista performer e co-coreografa della compagnia Colours Roller Team. Oltre ad essere pattinatrice Enrica coltiva le sue qualità artistiche, si esibisce come cantante e danzatrice ed è regista di eventi e spettacoli: da quindici anni mette il suo bagaglio personale nel lavoro di allenatrice e coreografa del piccolo gruppo Spiritual ormai storico nella scena italiana.

 Parlaci un po’ di te e del percorso che ti ha portato al Pattinaggio Spettacolo.

SPIRITUAL— Ho iniziato il mio percorso sportivo di pattinatrice da piccola, devo dire perché era l’unica attività nel mio paese che si avvicinava al mio desiderio di ballare… ho comunque seguito il mio istinto che mi ha portata a studiare negli anni anche la danza, la musica e il teatro. Poi, sempre un po’ per caso, ho avuto la fortuna e l’onore di entrare a far parte della storica Compagnia Colours Roller Team, dove per nove anni sono stata co-coreografa e performer negli spettacoli che abbiamo messo in scena sia in Italia che all’estero. Parallelamente all’attività di insegnamento, con Colours ho potuto sperimentare le mie passioni esibendomi in veste di cantante, danzatrice e pattinatrice. “Da grande” ho trasformato il mio istinto creativo in professione, lavorando oggi nella settore degli eventi e dell’Entertainment nell’ambito della programmazione artistica e della regia. Durante il mio percorso ho frequentato inoltre il corso triennale di Musicoterapia al “Centro Studi Musicoterapia Altovicentino”, per approfondire e vivere le forme artistiche come mezzo di comunicazione al di là della forma estetica. Cosi, visto che i pattini non ti mollano mai, tutto questo lavoro di ricerca confluisce nell’attività di allenatrice e coreografa: negli anni ho coreografato diversi gruppi, in particolare con continuità e da molti anni il piccolo gruppo Spiritual della ASD San Vito di Leguzzano (Vicenza).

Qual è il filo conduttore del tuo lavoro, come definiresti la tua poetica? Il gruppo Spiritual ha seguito negli anni uno sviluppo e un percorso che ha reso la sua identità riconoscibile attraverso narrazioni sempre attuali e spesso socialmente impegnate, toccando anche temi forti e con le quali avete osato andare al di fuori degli schemi delle classiche “coreografie di gara”.

SPIRITUAL— Avendo una formazione di teatro danza molto presente, il filo conduttore del mio lavoro con il gruppo è sicuramente lo sviluppo del movimento ricercandolo nelle intenzioni e nelle emozioni, oltre che chiaramente anche nell’armonia estetica. Pur dovendo rimanere all’interno dei canoni competitivi, ho sempre cercato di seguire l’istinto e andare al di là dei limiti imposti dal regolamento o dal “gusto generale del momento”; ho scelto di dare priorità a come esprimere la coreografia e il suo messaggio attraverso la sensazione piuttosto che attraverso la ricerca della perfezione tecnica. Credo quindi di aver definito negli anni uno stile … forse narrativo? Sicuramente più vicino al teatro danza. Onestamente non saprei definire il mio stile, ma se è riconoscibile ne sono felice!

Vuoi raccontarci qualcosa dell’ultima coreografia?

SPIRITUAL— Quest’anno ho finalmente deciso di coreografare un’idea che avevo nel cassetto da qualche anno, affrontando con le ragazze il tema dell’omofobia. Nello specifico della mia coreografia, ho cercato di raccontare l’amore omossessuale con la semplicità e la dolcezza del primo amore, del primo bacio, e la leggerezza della vita che si prova quando si è innamorati, senza magari accorgersi di quello che c’è intorno. “Non chiamarmi omosessuale. La tua insensata paura uccide la mia libertà e divora il tuo cuore. Chiamami con il mio nome. E lasciami amare”: con questa descrizione ho cercato di raccontare la chiusura mentale e la paura di chi non ha il coraggio di affrontare positivamente la “libertà non convenzionale” altrui. L’intenzione a cui ho lavorato con le ragazze non è stata né di buonismo né di ipocrisia, il finale non è stato né positivo né negativo: semplicemente le ho lasciate pensare con la loro testa, interpretando quello che personalmente sentivano in merito all’argomento.

In genere come nasce una coreografia e come lavori alla sua costruzione? Quanta importanza dai alla tecnica, alla “forma” e quanta al “contenuto” e in che relazione stanno secondo la tua visione?

SPIRITUAL— A volte nasce da un’immagine, a volte da una musica che ho sentito, la maggior parte delle volte nasce da un’idea a cui voglio dare una forma coreografica. La costruzione parte con delle improvvisazioni, poi un po’ alla volta metto insieme i pezzi. Aggiungo, tolgo, modifico, osservo come si sposta la massa nello spazio…è una continua evoluzione. Personalmente tendo a dare più peso al contenuto, vista anche la mia predilezione per il teatro e la danza contemporanea. Proprio per questo chiedo sempre il parere di altri colleghi per essere sicura che non sia carente di tecnica, perché stiamo comunque parlando di uno sport in cui ci si confronta su esercizi tecnici e regolamenti precisi.

spiritualQuanta importanza dai come coreografa all’interpretazione della coreografia da parte dei tuoi atleti e come li formi in questo senso? Quanto incidono secondo te le qualità espressive nella performance di un gruppo di Pattinaggio artistico?

SPIRITUAL— L’interpretazione è la linfa vitale della coreografia, su questo non ho alcun dubbio, ed è il frutto della capacità e della qualità espressive degli atleti. Propongo per questo ai miei atleti degli esercizi specifici e dei lavori che coinvolgono la musica, il teatro, la danza, la ricerca e l’esternazione delle emozioni che possono scaturire dalla coreografia.

Qual è il tuo punto di vista rispetto al momento attuale per la disciplina dei gruppi show? Cosa hai osservato durante la scorsa stagione?

SPIRITUAL— È evidente che il livello tecnico sia sempre più alto. Trovo invece che ci sia una realtà un po’ stagnante dal punto di vista della ricerca e delle argomentazioni coreografiche, a parte ogni tanto qualche lavoro che si distingue. Personalmente noto una tendenza ad un’espressività esagerata, spesso sopra le righe. Comunque trovo che ci sia una crescita esponenziale della qualità in generale. Penso si potrebbe lavorare per dare nuovo impulso e nuovo sviluppo a questa disciplina lavorando con lo studio dei personaggi e l’analisi delle sensazioni a livello mentale e muscolare.

artSKATERS TRAINING è un metodo di lavoro studiato per i gruppi di pattinaggio spettacolo e specificatamente dedicato alla preparazione espressiva artistica corporea, allo sviluppo di attitudini quali Presenza e Consapevolezza, al lavoro sul Team Building e sull’identità. Come pensi potrebbe evolvere la disciplina del pattinaggio spettacolo iniziando a lavorare in questa direzione?

SPIRITUAL— Chiaramente, vista la mia formazione e il lavoro di ricerca espressiva che ho intrapreso già da parecchi anni con i miei gruppi, non posso che essere favorevole al vostro progetto e alla vostra proposta rivolta al mondo del pattinaggio spettacolo. Sicuramente è un lavoro che può aiutare a migliorare la qualità del movimento e delle coreografie passando da una ricerca e uno studio del proprio mondo interiore.

Un aspetto a noi caro è costituito dal portato etico e dalla responsabilità che ciascun coreografo e atleta/artista ma anche la società stessa hanno nel veicolare e nel portare un messaggio che sfrutti inevitabilmente la cassa di risonanza dello sport come possibile innesco di processi trasformativi sociali. Cosa pensi e cosa senti a questo proposito?

SPIRITUAL— Sono assolutamente d’accordo. La mia indole mi porta spesso a proporre, nel nostro ambiente di competizione, temi che raccontano storie o situazioni di vita vissuta nella realtà. Per fare qualche esempio: ho cercato di raccontare il fenomeno del tarantismo, la prostituzione, Maria di Nazareth giudicata come donna e non come santa, il coraggio della verità di Ilaria Alpi, l’attesa delle donne in tempo di guerra… e altri temi di cui mi appassiono e da cui nasce un mio punto di vista. Quando lanciamo un messaggio con una coreografia, penso che la difficoltà maggiore sia quella di non scadere nell’ipocrisia o nella retorica, ma esprimere un concetto che rispetti le opinioni altrui, anche se magari opposte alla propria. Penso che la nostra responsabilità sia principalmente di analizzare in maniera oggettiva il tema e ciò che da esso scaturisce, oltre che le opinioni del gruppo e di chi lo deve interpretare.

Un’ultima domanda… cosa significa per te il pattinaggio spettacolo? Cosa vorresti suggerire e augurare a tutti i pattinatori e pattinatrici di questa disciplina?

SPIRITUAL— Per me significa semplicemente creare spettacolo e regalare sensazioni al pubblico attraverso delle coreografie realizzate sui pattini. Il pattino diventa per me semplicemente un altro mezzo oltre al corpo, con cui si possono creare nuovi movimenti e nuove dinamiche. Chiaramente all’interno di un contesto di competizione, a tutto questo si deve aggiungere la giusta disciplina e attenzione alla tecnica specifica. Il mio augurio? Di riuscire a sfruttare questa passione per imparare a mettersi in gioco e scoprire quanto si può conoscere di se stessi attraverso una semplice coreografia o un semplice movimento!

Ti ringraziamo di averci dedicato questo tempo e… buona continuazione!

Articolo scritto in collaborazione con Diana e Davide di
www.artskaters.com 
Fb e Ig @artskaters

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