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Sport e agonismo: insegniamo ai nostri bimbi a saper vincere e perdere

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sport e agonismo bambini

Quando si parla di bambini, sport e agonismo, spesso il “dialogo” dilaga coinvolgendo non solo papà-mamma, ma anche allenatori, giudici, società, tifo. Di frequente si tratta di un ottimo momento costruttivo, ma a volte diventa un momento di delirio dove la costruttività e l’obiettivo primario (i bimbi) passano in secondo piano.

I punti di contrasto più caldi sono:

  • eventi senza agonismo
  • bambini e ruoli (non inteso come “ruolo di gioco” ma ruolo nei confronti del gruppo)

Si può dire che non esiste sport senza agonismo? Difatti il concetto stesso di sport si basa sull’agonismo. Lo sport nasce come riduzione regolamentata della battaglia, avete mai guardato un gruppo di bimbi giocare? Non esiste gioco in cui non si mettano in competizione (e lo sport per i bambini DEVE essere un gioco e DEVONO divertirsi). Moltissimi gli esempi: dalla briscola a nascondino, da 1-2-3 stella alla partita di calcio fatta con i fogli riciclati e il nastro da pacchi, per arrivare alle sfide con i videogiochi. Ritenete davvero possibile fare sport senza che chi vince riceva un tributo, di qualsiasi entità esso sia, per aver superato gli altri o se stesso?

Importante è anche che i bimbi hanno una totale capacità di riconoscere e riconoscersi un ruolo. Nella scuola, nella spavalderia, nella furbizia, nella ruffianaggine, in matematica, in italiano o in disegno. I bambini sanno benissimo chi è il top, chi è lo scarso e chi è il mediocre. Vogliamo davvero cambiare questa regola naturale volendo fare passare il messaggio sacrilego che tutti i bimbi sono uguali, che tutti hanno le stesse capacità e gli stessi talenti? Riflettiamoci.
Ci sono bambini più portati per attività sedentarie, chi per attività di studio, chi per lo sport.
Il vero danno è quando gli adulti vogliono mettere ruoli ai propri figli che non hanno: quello può generare nei bimbi dei forti complessi sia di inferiorità sia di incapacità di raggiungere obiettivi che altri hanno prefissato.

Per comprendere il concetto di bambini sport e agonismo: lo sport deve essere divertimento, il bimbo che perde non si diverte, il bimbo che non si accetta non si diverte, il bimbo che non è accettato non si diverte. A volte ci vuole un po’ di freddezza e di trasparenza: costringere un bimbo ad uno sport che non è nelle sue corde è il male per quel bimbo, così come è necessario trasferire ai bimbi l’importanza del cadere e poi rialzarsi, l’importanza di porsi obiettivi, l’importanza di avere dei “miti” da emulare, così come la capacità di accettare i propri limiti.

Elaborare la perdita: nel libro  “Scienza della negoziazione” George Kohlrieser spiega come le emozioni (soprattutto quelle negative) debbano essere accettate, digerite, processate e convertite in segnali positivi, in esperienza e in propositi. Questo dobbiamo passare ai nostri bimbi, che la perdita di una partita è un punto di ripartenza, di riflessione, di crescita.

Concludiamo questo articolo con alcune frasi tratte da un intervento di Julio Velasco, che oltre ad essere stato pluripremiato allenatore della più forte nazionale italiana di volley, è un appassionato studioso dell’uomo e del comportamento delle persone e che nella sua lunga carriera ha allenato bimbi, ragazzi, uomini, donne e da ogni esperienza ne ha tratto ottime considerazioni.

“Lo sport nasce da due grandi fonti: uno sono i giochi che poi sono diventati sport man mano che venivano dettate delle regole; l’altra fonte è la guerra, il confronto violento che poi, anche nell’antichità, diventava torneo.”

“… all’origine dello sport c’è uno dei valori tra i più importanti: come gestire l’aggressività e il confronto tra le persone, con delle regole e in modo divertente.”

“… come si fa a fare sport non agonistico. Sarebbe come chiederci: come si fa a fare un gioco tra bambini, il gioco delle figurine o delle biglie, in modo non agonistico? Anche il bambino gioca per provare a vincere.”

Cari adulti, cari genitori dobbiamo avere la maturità di rimanere in disparte, guardare i nostri bimbi e imparare da loro. Aiutiamoli ad avere gli strumenti migliori per fare le scelte migliori e trovare la strada migliore, ma lasciamoli sbagliare, perdere e rialzarsi. E quando sono in piedi confermiamo loro la medaglia al merito! Accettiamo, in primis noi, i difetti e i limiti dei nostri bimbi, così come gioiamo per i loro talenti.

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