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Quelle due ragazze

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Cara Federica, cara Eluana, lasciatevelo dire: forse era meglio quando noi tutti si andava in vacanza con altre cronache di altre ragazze italiane. Favolose gesta di giovani carrozzate, alla ricerca disperata di un posto al sole nelle sfrenate notti della Costa Smeralda. Non erano letture edificanti: non per loro che le ispiravano, non per chi se le beveva. Ma avevano almeno il pregio innocuo di un effimero stupidario senza impegno e senza ingegno.
Purtroppo, le ragazze di questa nuova estate siete voi. Non scendete dalla barca di Briatore, non siete le inestimabili prede degli spietati paparazzi romani. In una strana concomitanza di tempi, siete scese improvvisamente dalla giostra, obbligandoci a tutt’altro genere di letture. E di riflessioni. Quanto meno, a posare il cocktail ghiacciato, il lettore Mp3, la cremina antirughe, per affacciarci sgomenti sull’abisso insondabile di una smisurata compassione.
Inutile nasconderlo: tra di noi, in questa popolazione così pittoresca e così varia, capace delle cose più alte e delle bassezze più truci, ci sarà pure qualche coatto che avrà già digerito la vostra storia parallela come l’ultima puntata infelice di una fiction melensa e fiacca. Federica se l’è cercata, Eluana era ora. Punto e a capo. La vita continua, non è che il mondo può fermarsi ad ogni singhiozzo: a che ora comincia l’aquagym?
Ma non è di questi casi clinici che adesso dovete sentirvi accompagnate. C’è un sacco di gente, in giro per l’Italia, che ancora riesce a pesare il senso degli avvenimenti, anche se un senso non riesce a trovarlo. Certo, tutti i giorni e tutte le notti, sulle strade del divertimento e dentro le corsie degli ospedali, altri ventenni se ne vanno nel modo più ingiusto. Ma la verità è che voialtre li rappresentate tutti con la dignità e il valore delle madonne che stanno sulle icone. Proprio così: come il film su un solo reduce dal Vietnam o su un solo bambino afghano rappresenta tutti i reduci del Vietnam o tutti i bambini afghani. Federica uccisa dal «Gordo» demente e beone nella notte ambigua della Spagna più sfrenata, questa nuova locomotiva europea capace di scalzarci anche nelle classifiche dello svacco, e chissà se Zapatero è tanto orgoglioso pure di questo sorpasso. Eluana uccisa, o salvata, dopo sedici anni di vita larvale, per qualcuno comunque vita, per altri semplicemente non vita. Forse Federica sapevi di Eluana, certo Eluana non potevi sapere di Federica. Ma adesso, per tutti quanti noi, siete sorelle di una stessa pietà. Coetanee nella vita. Coetanee nella morte. Per sempre coetanee nella triste età dei vent’anni negati.
Ma c’è qualcosa di più. Insieme, siete la rappresentazione tremenda che ogni genitore, tutte le sere, quando i figli chiudono la porta per raggiungere gli amici, segretamente e inconfessabilmente, per un lunghissimo attimo nero, in silenzio esorcizzano: un bicchiere in più, l’amico sbagliato, quelle macchine che corrono… Signore, se mi ascolti, riportamelo a casa. Piuttosto prendi me, ma lascia che torni a casa.
Dopo quello che vi è successo la corporazione negletta dei genitori sta pensando proprio a loro, ai genitori vostri. Per spirito di solidarietà, per cupa immedesimazione. Non importa nulla che all’apparenza i vostri padri e le vostre madri appaiano pubblicamente con atteggiamenti e stati d’animo tanto diversi. Il tuo papà, Federica, non sa darsi pace e spera soltanto che quel disgraziato del «Gordo» faccia la tua stessa fine. Se potesse, farebbe qualsiasi cosa per tornare indietro: persino blindarti in casa, che per un ventenne è la condanna più infame. Il tuo, Eluana, appare invece contento: finalmente – dice – riuscirà ad eseguire le volontà della sua ragazza, che mai e poi mai avrebbe accettato l’idea di starsene attaccata a un sondino per anni.Comunque si presentino in pubblico, gli uni stravolti e disperati, gli altri paghi e sollevati, è chiaro a tutti che comunque sono perfettamente uguali nel futuro che li attende: la sera, quando chiuderanno fuori di casa i clamori e i curiosi, saranno aggrediti dagli stessi nemici. Le stesse nostalgie, gli stessi vuoti, gli stessi sensi di colpa. Agitandosi nella notte, senza prendere sonno, sempre saranno oppressi dalla suprema domanda, che ogni notte attanaglia tutti i miliardi di genitori insonni sparsi per il mondo: qual era la cosa giusta?
E allora, care ragazze nostre, comprenderete perché adesso è a loro che bisogna pensare. Gli avvocati in Spagna, la politica in Italia, credono di farlo con le cruente battaglie legali e ideali. Serve anche questo, come no. Ma purtroppo c’è bisogno d’altro. Di un balsamo che non ha prezzo, che nessun avvocato e nessun politico è in grado di inventarsi: la consolazione. Quella, forse, soltanto voi potete dispensarla, nei tempi e nei modi che ora vi sono possibili e che a noi ancora sfuggono.
Tutti, qui, restiamo purtroppo fermi alla pochezza dei nostri pensieri umani. Gli atei dicono che comunque starete meglio nel buio e nel silenzio. Nel non essere. Nella fine capitale. I credenti azzardano qualcosa di più: vi pensano immerse nell’armonia celeste, in attesa che un giorno il generoso Creatore torni a ricreare tutto quanto da capo, in carne ed ossa, stavolta per sempre.
Cara Federica, cara Eluana: la speranza è riposta in questo misterioso e affascinante arrivederci. Non è molto, davanti alle vostre pietose cronache di povere ragazze italiane. Ma è tutto quello che ci resta da dire.
Cristiano Gatti

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=275140&START=1&2col=

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