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Marzocchini-Fabbri: grandi nomi nel mondo del pattinaggio

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di Fabio Signorini
Abbiamo cercato di raccontare la bella favola di Emanuela e Marco Bornati, campioni del mondo 2002 e 2007 di danza, ritiratisi quest’anno dall’attività agonistica. Nell’ambito delle coppie artistico, come avevamo anticipato, i campioni mondiali in carica Laura Marzocchini ed Enrico Fabbri hanno deciso a loro volta di lasciare e siccome si avvicina il primo appuntamento internazionale della stagione, il Trofeo Barbieri a Bologna che per le coppie costituisce una sorta di viatico indispensabile, ci è sembrato giusto ripercorrere insieme al pubblico di fihp.org le tappe di un percorso durato oltre vent’anni in modo che i giovani atleti che al Barbieri muoveranno i primi passi possano leggere e sapere di chi “ce l’ha fatta”. Una storia diversa rispetto a quella di Emanuela e Marco ma ugualmente affascinante, un paradigma ideale e simbolico del viaggio compiuto da tanti atleti che nel corso della carriera hanno vissuto gioie e dolori, emozioni forti, sonore disillusioni, una vita fatta di tanto sacrificio per portare avanti un’attività in cui spesso è il destino a porre la sigla conclusiva su tutto, un destino che fortunatamente ogni tanto si distrae e non sempre è “cinico e baro” come da contratto. Per esempio era scritto nelle stelle che Enrico con la sua partner dovesse volare finalmente in quella terra d’Australia che gli era andata di traverso nel 1999 e proprio sulla Gold Coast raggiungere l’apice della carriera: una sorta di legge del contrappasso, una riparazione postuma che ha dato significato e valore ai tanti momenti difficili. Ed anche per Laura, ad un passo dalla vetta nel 1998 a Bogotà quando vinse la medaglia di bronzo ai mondiali senior, è stato sicuramente difficile cambiare due partner ed aspettare quasi dieci anni, qualche volta senza neppure partecipare ai mondiali, prima di raggiungere il tetto del mondo. Umiltà, serietà ed applicazione, sono questi i tratti distintivi della luminosa carriera di Laura Marzocchini ed Enrico Fabbri, un esempio per tutti.

Vogliamo ripercorrere insieme le fasi iniziali della vostra storia, il vostro approccio con il mondo del pattinaggio?
Laura: “Ho iniziato a pattinare nel 1986 presso la società Skating Castelfidardo allenata inizialmente da Rosalba Marziani. Mi avvicinai al pattinaggio su consiglio del mio dottore perchè camminavo male: ora ha 85 anni e dopo il titolo mondiale è venuto a trovarmi e ha voluto vedere i video. Ricordo una delle prime gare viste, avevo 6 anni all’epoca, e dalle mie parti furoreggiava Silvia Piersigilli, atleta della nazionale che in quell’occasione eseguì un bellissimo triplo toe-loop. Una volta tornata a casa provai a farlo anche io ma nel corridoio tirato a cera caddi rovinosamente in spaccata frontale e mio padre dovette portarmi al Pronto Soccorso… Nel 1994 iniziai l’atività di coppia con Matteo Cecchetti presso la società Sport Life di Rimini dove sotto la guida di Cristina Pelli e Patrick Venerucci si è svolta la parte più significativa della mia carriera. Le prime gare in coppia nel 1995 mi hanno dato subito tante soddisfazioni: eravamo al primo anno junior e ci fu l’esordio in nazionale alla Coppa di Germania, la vittoria ai campionati italiani e le medaglie d’argento agli europei e ai Mondiali junior a Bucaramanga in Colombia. L’anno seguente con Matteo vincemmo tutto: i campionati italiani, gli europei in Danimarca e i mondiali in Argentina, una stagione strepitosa considerando che eravamo solo al secondo anno di attività. Anche l’esordio nella massima categoria nel 1997 fu positivo, con il titolo europeo vinto a Rimini e il quarto posto ai mondiali di Reus. La parentesi con Matteo si concluse l’anno seguente a Bogotà, terzi classificati alle spalle dei grandissimi Beatrice Palazzi Rossi/Patrick Venerucci e degli argentini Mugica/Fissolo: all’epoca in campo internazionale c’era ancora una presenza significativa di coppie straniere e le gare risultavano sicuramente più interessanti, non era una lotta in famiglia come accade ora. Dopo che Matteo decise di lasciare l’attività ho proseguito per qualche anno gareggiando solo nel singolo (non è mai facile per una ragazza trovare un partner) fino al 2002 quando per una sola stagione gareggiai con Ivan Baldacci vincendo la medaglia d’argento agli Europei di Vigo in Spagna. Sapevamo entrambi che sarebbe stata un’esperienza breve perchè la professione di Ivan (pilota dell’aeronautica militare) l’avrebbe portato lontano, ma conservo comunque un ottimo ricordo di quel periodo. Sono seguiti altri anni di stop con la coppia fino all’autunno 2004 quando con Enrico abiamo fatto le prime prove e le prime esibizioni.”

Enrico: “Io invece ho iniziato a pattinare nel 1987 nella mitica Società Nuova Resistenza, che poi si è trasformata nell’attuale Forlì Roller, prima allenatrice Monica Pironi. A differenza di altri che hanno iniziato l’attività dietro consiglio del medico oppure seguendo le orme di qualche parente, per me si è trattato di un colpo di fulmine, fu proprio una mia scelta: ricordo che avevo assistito a Forlì ad un’esibizione della nazionale che rientrava da un campionato europeo, mi aveva colpito in particolare Michele Biserni che per quei tempi era davvero un talento fuori dal comune, e da li presi l’abbrivio iniziale. Nei primi tempi era soprattutto un gioco, ho fatto arrabbiare moltissimo la mia allenatrice Monica. Iniziai l’attività di coppia con Marianna che ancora adesso è una mia amica, ma la componente ludica a quei tempi era di gran lunga preponderante. Verso i dodici anni mi misero insieme ad Eleonora Rossi e qui cominciai a prendere le cose più seriamente. Ci allenavamo un paio di volte alla settimana con Patrick che veniva appositamente a Forlì, un rapporto che da subito ha segnato in modo profondo la mia vita non solo sportiva: io che ero agli inizi lo vedevo come una figura mitica, ma la sua capacità di porsi sullo stesso piano degli interlocutori e il suo entusiamo contagioso furono decisivi nel farmi amare questa specialità. Durante il primo anno partecipammo solo alle gare Uisp mentre al secondo anno cadetti ci piazzammo quarti ai Campionati Italiani dopo un ottimo secondo posto nello short. Da jeunesse la svolta: secondi agli italiani dietro a Zanforlin/Degli Esposti che erano una spanna sopra a tutti e primi agli europei all’esordio con la nazionale! Per Marika e Federico penso sia stato il programma lungo più brutto della loro carriera, ma ugualmente la nostra vittoria fu un piccolo miracolo. Loro facevano già il laccio americano e il doppio axel lanciato, noi con il nostro falso laccio miserello e un’esecuzione pulita siamo riusciti incredibilmente a vincere. Tutte le volte quando ci ritroviamo con Federico ricordando quella gara ridiamo come dei matti, la sua allenatrice Maria Rita Zenobi, nonostante i quattro titoli mondiali, ancora gli rinfaccia di non aver vinto quell’europeo contro una coppia palesemente inferiore. Seguirono un paio di stagioni travagliate perchè Eleonora soffriva di pubalgia, dopodichè approdai anche io a Rimini alla Sport Life per pattinare con Michela Ermeti, che all’epoca era il gioiello della società, un’atleta che a 12 anni stampava 5 doppi rittbergher in catena con una sicurezza impressionante. L’impatto con la realtà riminese fu duro e impegnativo: per recuperare il gap rispetto a Michela ricordo che Cristina mi impose di allenarmi in singolo durante tutti i corsi della società. Soprattutto d’estate stavo in pista dal mattino alla sera, un mazzo disumano, però penso di essere diventato un atleta vero proprio in quel periodo. Ringrazierò sempre Cristina e Patrick per aver creduto in me, io ho cercato di ripagarli seguendoli con fiducia assoluta. Il primo anno di attività con Michela fu il 1999, la famosa trasferta mancata in Australia: eravamo junior, ci classificammo secondi agli italiani e non fummo convocati per i mondiali, chiamarono 2 coppie danza junior e una sola coppia artistico, una cosa che ancora adesso a distanza di tanti anni non riesco a spiegarmi. Inutile nascondere che la presi come un fatto personale, fu uno stimolo ulteriore per poterci riproporre in seguito nella massima categoria. E così andò, dopo qualche titolo europeo vinto, fummo convocati per i mondiali 2003 a Buenos Aires. Forse il più bel mondiale a cui ho partecipato, compagni di squadra indimenticabili come Federico e Giovanni, Marco Bornati, Fabio Grossi e Patrick che quell’anno ricevette dal CIPA il premio alla carriera, ma che sentivamo ancora come uno di noi. Ricordo che prima della gara avevamo paura di Mugica/Fissolo che gareggiavano in casa. Erano stati avversari temuti anche da Bea e Patrick, anche se loro erano veramente una coppia fuori categoria rispetto a tutti gli altri, un confronto improponibile. Gli argentini in gara furono una delusione, noi recuperammo lo short con un ottimo programma lungo e vincemmo la medaglia di bronzo, tripletta azzurra sul podio delle coppie. Durante l’anno seguente ci furono un po’ di incomprensioni con Michela, arrivammo terzi agli europei ma in sostanza avevamo già deciso di smettere. Dopodichè iniziò la nuova avventura con Laura…”

Com’è stato il vostro inizio insieme?
Laura:”Abbiamo esordito al Natale sui Pattini 2004 della Sport Life. Ricordo il periodo iniziale tormentato da problemi fisici piccoli e grandi. Enrico veniva da un infortunio grave al polso, ancora adesso pattina praticamente senza i legamenti, e ricordo che Patrick ci montò i programmi di gara inserendo difficoltà che ancora non avevamo iniziato a provare. Ma nella coppia che è una specialità molto logorante dal punto di vista fisico, è così, si impara giocoforza a convivere con il dolore e con gli infortuni: i nostri allenatori ci hanno aiutato molto in questo senso obbligandoci a non cercare mai alibi. Comunque il primo anno fu lo stesso molto positivo, secondi classificati agli italiani e terzi al mondiale di Roma. Nel 2006 più o meno le cose andarono nello stesso modo, terzi agli assoluti e medaglia d’argento ai mondiali di Murcia alle spalle di Federico e Marica. L’anno seguente sapete tutti come si è concluso….”

Parliamo quindi della stagione 2007…
Enrico:”Potrà sembrare un paradosso ma la gara in cui mi sono sentito meglio sono stati gli Assoluti di Roccaraso dove siamo arrivati secondi alle spalle di Sara e Matteo. Abbiamo pattinato al massimo e non è un disonore piazzarsi dietro una coppia che all’esordio nella massima categoria è stata in grado di prendere tutti 10.00 nello stile! E’stata una bella stagione, in pista durante gli allenamenti con le altre coppie della Sport Life siamo riusciti a mantenere il clima di amicizia fraterna che c’è sempre stato ma nel contempo il confronto diretto spingeva tutti noi a dare il massimo, uno stimolo ulteriore che ci ha aiutato ad arrivare in forma nei momenti importanti. La sensazione della stanchezza, al termine di un allenamento positivo tirato a tutta, è qualcosa di estremamente appagante, una delle emozioni legate al pattinaggio che mi mancheranno maggiormente.”

-Come avete vissuto il fatto che i vostri principali competitor nella corsa al titolo, Sara Venerucci e Matteo Guarise, non fossero i classici avversari da battere a tutti i costi ma ragazzi ai quali siete legati da un rapporto di amicizia profonda?
Laura: “Abbiamo vissuto questa cosa in modo molto sereno, sono stati bravi i nostri allenatori Cristina e Patrick a garantire ad entrambe le coppie le stesse chances dal punto di vista tecnico, mettendoci nelle condizioni di esprimerci al massimo. Poi è chiaro una volta in gara ognuno ha cercato di giocare al meglio le proprie carte, ma sempre all’interno di un rapporto di amicizia, di stima reciproca e di lealtà. Noi avevamo deciso di smettere già dopo i mondiali di Murcia del 2006 e il successivo ripensamento l’abbiamo vissuto come un’opportunità in più che ci regalava questa carriera lunga e piena di soddisfazioni. Certo una molla importante è stata quella di poter andare finalmente in Australia perchè nel 1999 io avevo smesso con Matteo Cecchetti l’anno prima ed Enrico vi ha già raccontato com’è andata… Sentivamo quasi l’obbligo di dover chiudere idealmente il cerchio, ma non pensavamo al risultato”

La decisione di smettere com’è nata?
Enrico: “Non c’è stato un momento particolare in cui ci siamo seduti ad un tavolo ed abbiamo deciso. Forse è maturata in entrambi la consapevolezza di aver dato il massimo delle nostre possibilità, e la prospettiva di fare ancora una stagione, magari con un rendimento in discesa, ovviamente non era stimolante. A livello fisico, anche se non siamo anzianotti, qualcosa cominciamo ad accusare: la coppia è una disciplina logorante, escludendo ovviamente da questo discorso “l’evergreen” Patrick che a 37 anni darebbe ancora la paga a tutti noi. In questa decisione incide anche il fatto che Laura ed io abitiamo a 150 km di distanza e che conciliare gli impegni del lavoro con la necessità di allenarsi duramente è sempre più difficile: non è la fatica in pista che spaventa, anzi quella è stata il nostro pane per tanti anni, ma mettere insieme tutte le tessere del puzzle è davvero molto molto impegnativo. Penso sia arrivato il momento di dire largo ai giovani, soprattutto quando si tratta di giovani dalle qualità incredibili e con le carte in regola per dominare la disciplina almeno per i prossimi dieci anni”
Prospettive future: cosa vi piacerebbe fare nell’ambiente del pattinaggio?
Laura: “Io ho iniziato ad allenare, ho costituito una nuova società (Pattinaggio Artistico del Conero) a Camerano in provincia di Ancona dove abito. Attualmente abbiamo 54 iscritti, il livello tecnico non è granchè ma c’è molto entusiasmo e voglia di fare. Sulla scia del titolo mondiale vinto, sembra che l’Amministrazione Comunale costruisca un palazzetto riservato al pattinaggio e questo ovviamente ci darebbe una spinta ulteriore”
Enrico: “Ho dato il primo esame per diventare giudice, anche se non sono sicuro che sarà questo il mio futuro. Per problemi lavorativi non ho la possibilità di allenare e mi piacerebbe in qualche modo poter offrire il mio contributo come dirigente sportivo o figura analoga. Ritengo che le qualità tecniche e spettacolari che è in grado di esprimere il nostro ambiente meritino una visibilità maggiore e vorrei combattere il lassismo e la rassegnazione che in qualche caso prevale. In questo senso anche l’esperienza che abbiamo fatto all’interno del gruppo A.R.T. dimostra che il pattinaggio artistico ha grandissime potenzialità, basta solo riuscire a rappresentarle nel modo giusto”.
per commenti scrivere a web.artistico@fihp.org o almondidea@yahoo.it o qui sotto! 🙂

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