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Conclusa la prima stagione del nuovo Ct Fabio Hollan: presente e futuro del pattinaggio a rotelle.

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Abbiamo intervistato il CT della Nazionale Fabio Hollan che ci ha illustrato il percorso evolutivo del pattinaggio artistico negli ultimi anni e le mete per il futuro della disciplina.

Buongiorno Fabio.

Come prima domanda…come è andata questa prima stagione da CT?

Direi che sono molto soddisfatto di questa prima stagione ed avventura nelle vesti da CT. I risultati sono stati veramente esaltanti sia a livello Europeo (Ponte di Legno sia per le categorie giovanili che Junior e Senior) che a livello mondiale. A Cali le 35 medaglie conquistate dagli atleti azzurri parlano chiaro riguardo la supremazia della scuola italiana ma soprattutto le prestazioni che hanno offerto i nostri ragazzi hanno messo dimostrato quanto alto sia il livello del pattinaggio italiano. La cosa però che mi ha fatto più piacere in questa mia prima stagione da CT è stata l’essere stato accolto da tutto lo staff e da tutti gli atleti con un calore ed un entusiasmo veramente unici. Sento la squadra molto vicina e per me questo è fondamentale ed importante visto che ora il mio unico club si chiama Nazionale.
Ci puoi aiutare a ripercorrere alcuni passaggi fatti negli anni dalla FIHP?

Partiamo da qui, l’introduzione del Pattinaggio Spettacolo de della Solo Dance. Quali le motivazioni che a suo tempo spinsero verso queste scelte?

Direi che la scommessa è stata vinta dalla nostra federazione quando ha inserito queste due specialità, lo spettacolo e la solo dance. Sono state le specialità che hanno arricchito e rinvigorito e completato ancora di più il già fantastico e affascinante mondo delle rotelle. Lo spettacolo ha messo in moto miglia e miglia di pattinatori premettendo a tantissime società di vivere e mantenersi in vita ed è stato un toccasana per la nostra federazione. La solo dance ha permesso di trasferire la tecnica della danza, una volta di competenza esclusiva delle coppie, a tutto il nostro movimento, migliorando così non solo la tecnica di piede ma incrementando, arricchendo ed integrando con le nozioni ritmiche e stilistiche tipiche della specialità. Quindi se devo citare le tre principali motivazioni per cui la federazione ha accettato questa scommessa direi; allagare il targhet degli atleti che possono competere per aumentare i numeri nel mondo del pattinaggio artistico, incrementare le caratteristiche ritmiche, tecniche e coreografiche in tutte le specialità, e per ultima ma non ultima dare maggior spazio alla parte emozionale di cui uno sport artistico come il nostro non può farne a meno. Ed è proprio per questo che queste specialità hanno fatto centro.

Queste due nuove specialità hanno allargato esponenzialmente il numero di atleti coinvolti in competizioni FIHP e, visto il substrato italiano, di atleti e programmi di alto livello e di medaglie internazionali. Ricordo inoltre, che alcuni anni fa sentii parlare del fatto che elementi di Solo Dance dovessero diventare materia di studio dei singolaristi di alto livello. Ci puoi parlare di questo?

Sì, direi che possiamo parlare proprio in questi termini; la tendenza futura ci porterà sempre di più a curare gli elementi del pattinaggio base e quelli degli elementi tipici della specialità danza. Questo studio, in parte  è già partito in  prospettiva del nuovo sistema di valutazione, ma dovrà continuare per portare a valorizzare sempre di più una tecnica di alto livello che abbia un lavoro di piede estremamente ricercato e curato nei minimi particolari, in cui fluidità, sicurezza, ritmicità, velocità con fili profondi e lobi ben eseguiti, accostati alle difficoltà tipiche di ciascuna specialità, daranno la giusta dimensione alla nostra disciplina con il riconoscimento di un pattinaggio presentato ad altissimo livello, un pattinaggio sempre più vicino ad attuare tutte le sue potenzialità.
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Sempre parlando di “artistico”, nelle norme per l’attività 2016 si da spazio alla musica cantata anche per le specialità dell’artistico. Quali le ragioni di questa scelta?

L’introduzione della musica cantata è stata deliberata proprio dalla FIRS in occasione dei campionati mondiali e di conseguenza, a cascata, sia a livello europeo che italiano abbiamo inserito questa innovazione nelle norme attiva del 2016. Le ragioni del perché utilizzare la musica cantata sono molteplici e l’esperimento di questi anni nella specialità danza ha dato delle indicazioni estremamente positive. Inizialmente c’era la paura che utilizzando le musiche cantate si sarebbero realizzati programmi di gara più simili ad esibizioni coreografiche che non programmi tecnici, ma l’esperimento non ha dato adito a problematiche  di questo tipo.  Oggi i regolamenti relativi alle difficoltà tecniche ed ai contenuti dei programmi di gara nelle diverse categorie non lascia molto spazio a libere interpretazioni tali da portarci fuori da un contesto di competizione vera e propria. Del resto dobbiamo cercare anche di rendere vario e meno noioso per tutti coloro che ci seguono (esperti e neofiti) il nostro sport, inoltre, questa novità che mi trova molto favorevole, permette di ampliare senza limiti la scelta di tutte le musiche e generi musicali che finora hanno avuto un utilizzo limitato, dando così maggiori possibilità espressive e di crescita tecnica, artistica e coreografica e considerato che la specialità danza ed il pattinaggio spettacolo la utilizzano da anni, era giusto parificarlo anche alle altre specialità.
Parliamo ora di danza. Potresti riassumere le novità introdotte negli ultimi anni, incluse quelle per la stagione 2016, così da tracciare un po’ il percorso evolutivo della specialità?

Beh indubbiamente il 2016 rappresenterà un anno di grande cambiamento nella specialità della danza delle categorie Juniores e Seniores. Con l ‘introduzione della style dance nella coppia danza e nella solo dance si è voluto dare un primo segnale di cambiamento ed innovazione che già da qualche tempo serpeggiava tra i danzerini. Così, con l’obiettivo di rendere ancora più spettacolare ed accattivante la specialità,  si è pensato di alleggerire in parte le competizioni togliendo una danza obbligatoria e la danza originale ed introducendo la Style Dance. Stimolati un pò dall’evoluzione del pattinaggio danza su ghiaccio (short dance) la commissione danza del CIPA ha studiato e formulato una nuova struttura di competizione della specialità cercando di accorciare anche i tempi di gara rendendola più snella in modo da ridurre le attuali competizioni da tre a due giorni di gara rendendo le competizioni varie e rapide. In questo modo nella prima giornata di gara si eseguirà una sola danza obbligatoria e la Style Dance (che sotto certi aspetti rappresenta un mix tra un original dance nella quale è inserita sequenza di una danza obbligatoria in tema con il genere ed il ritmo annualmente proposto) mentre nella seconda giornata ci sarà la danza libera. Secondo me è la strada giusta per innovare la specialità.
E infine, ci puoi spiegare il motivo dell’inserimento di questa nuova figura “coreografo della nazionale” all’interno dello staff azzurro?

Il fatto che in queste ultime competizioni ci sia stata anche la presenza della figura del coreografo all’interno dello staff è  stata innanzitutto determinata dal fatto che il coreografo, ed in questo caso particolare “Sandro Guerra”, con il suo magico tocco ha elaborato con grande classe e originalità molti dei programmi di gara degli atleti azzurri e quindi si voleva dare un supporto in più proprio agli atleti anche dal punto di vista artistico-coregorafico accanto al già affermato valore tecnico che la scuola italiana ha nel pattinaggio artistico a livello mondiale. In questi ultimi due mondiali la presenza del coreografo è stata positiva e cercheremo di mantenerla.
E’ lecito affermare che le scelte che hanno contraddistinto questo percorso evolutivo hanno permesso al pattinaggio azzurro di raggiungere livelli artistici di altissimo livello che si affiancano al grandissimo valore tecnico “made in Italy”.

Osservando il percorso fatto si può avere anche l’impressione che con queste scelte si stia cercando di dare un valore alla dimensione artistica, quindi estetica ma anche espressiva e comunicativa, quanto meno “pesante”, forte, importante quanto quello della dimensione tecnica. Una sorta di operazione come quella che venne fatta nel pattinaggio su ghiaccio ma ottenuta con strumenti diversi e con risultati diversi, decisamente e realmente artistici. E’ una percezione corretta?

Si certamente possiamo affermare che il percorso evolutivo che abbiamo fatto fino ad oggi ci proietta sempre di più in una dimensione artistica che è anche espressiva e comunicativa di importanza non inferiore ovviamente alla dimensione tecnica, ritengo però che sia stato un percorso naturale della nostra disciplina sportiva. Sicuramente crescere ci porta a tenere d’occhio i movimenti dei nostri amici del ghiaccio, questo sotto certi aspetti va benissimo perché si possono trarre spunti interessanti ma non bisogna però lasciarsi troppo condizionare, gli spunti ritenuti utili vanno poi sempre analizzati e rielaborati.

 

La meta di questa evoluzione è un pattinaggio che possa attivare in maniera completa tutte le potenzialità tecniche ed artistiche che da questa disciplina sportiva, oppure vi sono altre ragioni e mete da raggiungere?

Diciamo che la meta e allo stesso tempo la base di tutto su cui bisogna continuare a non abbassare la guardia è la cura tecnica;  sapere impostare in maniera corretta il pattinatore è il punto di partenza che permette di arrivare alle più alte mete raggiungibili, mete che la federazione cerca di rendere sempre più alte e complete innovando e arricchendo i contenuti del pattinaggio. Eseguire un quadruplo con la facilità e la semplicità di una salto doppio? Oppure danzare con una tale disinvoltura da far sembrare quasi che di tecnico ci sia poco ma di artistico ci sia veramente tanto? Chissà!

 

Grazie infinite Fabio per la collaborazione, le spiegazioni ed il tempo dedicatoci!
Buon lavoro!

_ Intervista a cura di Ilaria Botturi

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