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Sara Locandro: intervista allo stage di Calderara

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scritta da Fabio Signorini

Nei giorni che hanno preceduto la Pasqua si è svolto a Calderara di Reno il primo stage nazionale 2009 di singolo, che ha evidenziato la consueta massiccia partecipazione di atleti alle prime prese di contatto con il pattinaggio che conta e di molti big della nazionale, alcuni dei quali in procinto di partire per la Coppa di Spagna. Abbiamo chiesto a Sara Locandro resposabile Sipar le sue impressioni relative allo stage e più in generale riguardo lo stato di salute del pattinaggio italiano.Allora Sara un successo che si rinnova per questo stage di Pasqua?
-Si, è una formula consolidata, gli allenatori, gli atleti e le loro famiglie, sanno che in questi giorni hanno la possibilità di approfondire le loro conoscenze in un clima sereno e collaborativo, con una grande disponibilità da parte dello staff che è composto da ottimi professionisti. Abbiamo adesioni numerose perchè i ragazzi si trovano bene e si divertono, non solo perchè migliorano la loro tecnica.

Cosa ci puoi dire del livello di questi atleti?
-A parte gli elementi già entrati nel giro della Nazionale, che non dobbiamo certo scoprire in occasione di questi stage, ho notato un netto miglioramento del livello di base, si è percepito lo sforzo degli allenatori di seguire alcune linee guida che cerchiamo di trasmettere nei corsi Sipar. In particolare negli obbligatori si è riscontrata una cura maggiore delle posizioni, mentre nel libero ci stiamo avviando verso tecniche più uniformi e condivise da tutti gli allenatori, per cui in pista il nostro lavoro risulta agevolato.

Si è svolto anche un incontro-dibattito con i tecnici. Quali tematiche avete affrontato?
E’ stata una tavola rotonda interessante anche per noi docenti perchè abbiamo avuto l’occasione di tastare il polso delle diverse realtà locali, spesso si appalesano problematiche diverse da regione a regione. Le domande più frequenti hanno riguardato l’aspetto regolamentare e i criteri di valutazione di alcuni elementi da parte del C.T.A.
Da parte nostra ormai da tempo cerchiamo di focalizzare l’attenzione degli allenatori non solo sulle questioni tecniche ma anche sulla necessità di maturare una strategia complessiva di gestione dell’atleta perchè la perfomance è costituita da diverse componenti, tante tessere che bisogna comporre in un unico progetto vincente. Inoltre ribadiamo la necessità di un approccio più manageriale alla professione di allenatore, vogliamo stimolare con la nostra esperienza diretta la scelta di coloro i quali decidono di fare il tecnico di pattinaggio come professione principale perchè pensiamo che gli spazi ci siano.

Recentemente sei stata in Argentina per uno Stage riservato agli allenatori che ha avuto un grande successo, con tecnici arrivati a Buenos Aires da ogni parte del sudamerica. Quali differenze riscontri tra gli allenatori argentini e quelli italiani?
-In Argentina e più in generale in tutto il Sudamerica c’è un entusiasmo e una voglia di fare davvero sorprendente. Dal punto di vista tecnico per tanto tempo hanno subito le influenze di alcune scuole che andavano per la maggiore ma che non hanno saputo evolversi, perdendo tanto terreno nei nostri confronti. Anche il fatto di non avere una Scuola strutturata determina una situazione per cui ogni allenatore procede un po’ per proprio conto, spesso sbagliando. Ma questi continui scambi con il pattinaggio italiano li porteranno a recuperare velocemente, perchè hanno forti motivazioni, una base di atleti davvero imponente e soprattuto tanti impianti sportivi a disposizione che incentivano la scelta di fare l’allenatore professionista e non come hobby.
In Italia per quanto riguarda il lavoro in pista abbiamo raggiunto il top, per continuare ad essere davanti a tutti dobbiamo muoverci con un approccio più scientifico, la “ricerca” anche nel pattinaggio è determinante per fare un balzo in avanti, penso soprattutto agli studi sulla biomeccanica. Certo tutto questo ha un senso se poi ci sono a disposizione gli impianti per lavorare, perchè se la realtà è invece quella di società che possono allenarsi poche ore la settimana a costi proibitivi, tutto diventa difficile ed anche dal punto di vista economico il meccanismo fatica a decollare. Penso che il progetto “100 PISTE” della Federazione in questo senso potrà dare fiducia e voglia di intraprendere a società e tecnici con una spiccata propensione manageriale.

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