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Intervista a Matteo Guarise

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come promesso per chi non naviga ancora bene in internet!!
INTERVISTA DI mecchia@tin.it FOTO di Elena Predonzani

Matteo : 19 anni, bello e sa di esserlo, ma come uno sa di essere alto, moro o altro, lo sa ma non se ne vanta, non si rende per questo prezioso e scostante. Con i ragazzi del gruppo è stata subito simpatia. Campione del mondo nella categoria coppia artistico juniores, pattina con Sara Venerucci da otto anni, da quando erano bambini ed il loro è un rapporto di fratellanza.
Mi accingo a fare le solite domande che generano risposte insolite:

Cosa pensi dell’esperienza triestina
Conoscevo Trieste ed i Vitta perché c’ero già stato ai campionati e loro erano stati da noi. Con Sandro Guerra lavoro spesso, ma non conoscevo la creatività del gruppo regia e produzione. Quando David ci ha fatto vedere il progetto del palco ho subito immaginato che lo spazio per i pattinatori si sarebbe ridotto moltissimo, ma non mi sono particolarmente preoccupato perché con il nostro Tour finiamo a fare esibizioni anche in posti molto angusti. Poi quando ho visto la realizzazione, al Palazzetto, sono rimasto allibito. Gli spazi per pattinare erano ottimi, non avrei potuto desiderare nulla di più.
Come è stato il tuo rapporto con gli allenatori ed atleti triestini, in fin dei conti alla fine eravate 180 in pista.
Solo alla prova generale li ho conosciuti tutti, per il resto abbiamo lavorato con i gruppi che stavano in scena con noi, praticamente con i triestini. E’ stata una esperienza veramente soddisfacente; gli allenatori ascoltavano le nostre critiche e proposte di modifica, così poi lo spettacolo era di tutti e con gli altri atleti c’è stato un rapporto di massima collaborazione: se ci si presentava un problema lo si discuteva e si trovava assieme la soluzione. Non è sempre così, altre volte mi è capitato di lavorare con altri gruppi, soprattutto di ballo e con loro era dura: arrivavano con il loro numero preconfezionato e quello facevano, se tu chiedevi qualche piccola modifica per riuscire a fare stare tutto insieme la risposta era sempre no.
Qui la risposta era: ragioniamo e troviamo una soluzione.
Questa continua collaborazione mi è piaciuta moltissimo. Non ci sono state conflittualità, gelosie, bisogni di dimostrare niente, tutti facevamo il nostro lavoro assieme. E questo è dovuto in buona misura alla capacità di tutti gli allenatori di creare un clima sereno.

Voi riminesi dell’ A.R.T. fate dei tour di spettacolo, che differenze trovi?
Noi facciamo, viste le condizioni in cui lavoriamo, solo spettacolo, qui è stata curata molto anche la tecnica ed il pubblico mi pare lo abbia apprezzato. Se c’è solo tecnica e non c’è spettacolo e fantasia il pattinaggio diventa un esercizio sterile. Se il pattinaggio resta solo la tecnica e la precisione, giustamente richieste dalle gare, non sarà mai uno sport di massa e amato dalla massa. Che tu in uno spettacolo faccia un doppio od un triplo generalmente è irrilevante; nello spettacolo quello che conta soprattutto sono le coreografie.
Come è il tuo rapporto con Sara, pattini con lei da moto tempo?
Matteo non risponde subito, sorride, cerca le parole, sorride di nuovo:
Teso ma propositivo: siamo due testardi alla ricerca della perfezione che non ammettono, quasi mai, di avere torto. Le discussioni sono estenuanti, ma alla fine producono sempre risultati. Forse alle volte esageriamolo nella ricerca della perfezione.
Sai che farò le stesse domande a Sara?
Sorride e scuote la testa.
Sono veramente curioso di sapere cosa risponderà, ma penso dirà le stesse cose. Siamo sempre insieme e ci conosciamo nel bene e nel male: il nostro è un rapporto tra pari, di fratellanza condito con tanta cocciutaggine. Che farai della tua vita, quali i tuoi sogni? Veramente a diciannove anni non mi è ancora chiaro cosa farò. Qualunque cosa deciderò di fare vorrei che mi consentisse una vita agiata, in salute e con un lavoro gratificante.
Dici poco! E’ il sogno di tutti, ma tu che fai per realizzarlo?
Per ora mi sono preso un anno di riflessione, sabbatico si dice no? Ho terminato gli studi da geometra con buoni risultati, ora penso a che fare. Intanto lavoro come modello, perché altrimenti con il pattinaggio non vivi, ma non mi riesco ad immaginare lontano da questi ambienti. Mio nonno ha un piccolo cantiere ed io, quando posso, vado a lavorare da lui, non a guardare, a lavorare: impasto malta, metto su mattoni, faccio l’elettricista, altrimenti che geometra sarò, se deciderò di farlo, senza conoscere la vita del cantiere.
Insomma i progetti li ha in testa, devi solo metterli a fuoco, ma in sogno un desiderio, dai, tiralo fuori!
E’ vero, un desiderio c’è: vorrei che nel pattinaggio a rotelle esistesse la possibilità di fare i professionisti, come sul ghiaccio, e allora vorrei vivere facendo spettacoli, divertendomi e facendo divertire.

Qui la mia intervista finisce perché gli allenatoti lo stanno chiamando per provare il suo pezzo per la centesima volta e lui, senza alcun segno di fastidio, anzi con allegria, si alza e va.

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